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Oggi un altro giallo storico ma con un protagonista d’eccezione, perché vi presento la serie scritta da Gyles Brandreth e in cui il detective è Oscar Wilde.
L'autore
So di aver già presentato Gyles Brandreth varie volte grazie ai suoi libri, ma condivido di nuovo una breve biografia. Gyles è uno scrittore, presentatore e attore britannico che è stato anche deputato per un breve periodo. È una personalità molto famosa in Gran Bretagna e partecipa a tantissimi programmi televisivi.
È un grande esperto di lingua e ha appena pubblicato un nuovo libro che è un po’ un manuale di istruzioni su come scrivere correttamente in inglese e si intitola Prose and Cons: The English Language in Just a Minute. Non vedo l’ora di comprarlo! Un altro libro suo che adoro è Have You Eaten Grandma?, che ho recensito in questo post di qualche tempo fa, ecco il link.
Fino a pochi mesi fa, Gyles presentava anche un podcast con un’altra linguista meravigliosa, Susie Dent. Si intitola Something Rhymes with Purple ed è ancora disponibile su varie piattaforme, ecco il link.
Gyles è da sempre un grandissimo ammiratore di Oscar Wilde e, dal 2015, è anche il presidente onorario della Oscar Wilde Society (ecco il link), quindi è forse una delle persone più adatte a scrivere una serie di gialli in cui l’investigatore dilettante è proprio lo scrittore irlandese.
I libri
La serie è formata da sei libri, più un settimo più indipendente su Jack lo squartatore, sempre con Wilde come protagonista. Di questi, i primi tre sono stati anche tradotti in italiano da Annalisa Garavaglia per Sperling & Kupfer.
Come abbiamo visto la settimana scorsa con la serie di S. J. Bennett (ecco il link al post precedente), non è raro che i detective protagonisti dei gialli siano dei personaggi famosi che i nostri autori hanno immaginato in una veste diversa da quella solita. Oggi è il turno di Oscar Wilde e del suo gruppo di amici, anche loro scrittori famosi. Il primo libro della serie è Oscar Wilde e i delitti a lume di candela, vi lascio il link al sito dell’editore anche se hanno fatto un errore con la foto della copertina; la sinossi, però, è corretta.
Nelle avventure della serie, Wilde viene aiutato da altri scrittori famosi suoi amici nella vita reale. I libri, infatti, si basano sull’amicizia tra Oscar Wilde, Arthur Conan Doyle, Bram Stoker e Robert Sherard. Non tutti hanno lo stesso spazio in tutti i libri, ma sono comunque fondamentali nello svolgimento della storia.
Sherard è stato il biografo di Oscar Wilde nella vita reale così come appare nei libri di Gyles, dove ci racconta molte delle avventure proprio dai suoi diari. In alcuni casi, però il narratore cambia; capita, per esempio, nel quinto libro, Oscar Wilde and the Vatican Murders, in cui Wilde viaggia a Roma con Conan Doyle, che sarà chi ci racconta la storia, un po’ come il suo John Watson racconta le avventure di Sherlock Holmes. Proprio questo quinto libro, ambientato in Vaticano, è quello che mi ha fatto conoscere la serie; mi è piaciuto talmente tanto che l’ho anche usato come esercizio di traduzione per uno degli esami del master visto che non era stato tradotto. È stato un esercizio molto interessante e magari ve ne parlerò in un altro post, perché le sfide erano notevoli.
Le avventure descritte nella serie sono legate a dei momenti realmente accaduti nella vita di Wilde: i suoi viaggi a Parigi e a Roma, i successi teatrali, le feste mondane e anche l’arresto e la liberazione dalla prigione di Reading. A questi eventi reali, descritti con una minuzia di particolari da farci quasi credere di essere presenti e convincerci che Gyles Brandreth ci sia stato per davvero, si intrecciano degli omicidi efferati in cui si trova invischiato proprio Wilde, che presto trascina anche il resto degli amici nelle indagini.
Nel primo libro, di cui vi parlo oggi, Wilde trova il cadavere di Billy Wood, un giovane sedicenne che lavorava come prostituto. Il corpo è stato sgozzato e giace nudo e circondato da candele sul pavimento di una stanza nel quartiere di Westminster.
È il 31 agosto 1889 e Wilde, dopo questa scoperta, va a cena con il suo editore statunitense. È a questa cena che conosce Conan Doyle, un giovane medico scozzese che ha appena raggiunto la fama grazie al suo primo romanzo con protagonista Sherlock Holmes: Uno studio in rosso. Dopo cena, Wilde raggiunge Sherard, che lo aspetta al club Albemarle, e gli parla di questa nuova conoscenza. Wilde è ancora scosso dalla scoperta ma non vuole parlarne in quel momento; invita invece Sherard a fare colazione con lui e Conan Doyle il giorno seguente.
La mattina dopo, i tre si ritrovano all’hotel Langham per colazione; Wilde racconta ciò che ha visto il giorno prima e chiede aiuto agli altri due per trovare il colpevole. Conan Doyle è scettico ma, travolto dal fascino di Wilde, viene convinto ad andare con lui e Sherard a Cowley Street per vedere la scena del delitto. Quando arrivano, però, non c’è alcun cadavere e la camera è stata pulita da cima a fondo, come se nulla fosse successo.
Wilde sta per abbandonare quando, poco prima di separarsi dagli altri per prendere il treno, Conan Doyle gli dice di andare a Scotland Yard a raccontare tutto al suo amico, l’ispettore Fraser. Dice di essersi convinto che Wilde non mentiva perché nella stanza ha notato delle macchie di sangue vicino alla finestra. La posizione e le dimensioni delle gocce, dice, coincidono con quelle che sgorgherebbero da un taglio alla gola come quello descritto da Wilde.
Wilde e Sherard incontrano Fraser e gli raccontano tutto ma l’ispettore non dà loro retta. È a questo punto che i due iniziano a indagare per conto loro, prima di tutto scoprendo dove abita la madre di Billy e andandola a trovare per darle la terribile notizia. A Wilde e Sherard, presto, si unirà anche Conan Doyle, tornato a Londra dopo aver trascorso qualche giorno con la famiglia.
Cosa ne penso
È un libro che ho adorato, così come tutta la serie, per vari motivi. Prima di tutto, è veramente coinvolgente, con delle descrizioni di personaggi e ambientazioni talmente precise da farci immaginare chiaramente i luoghi in cui si svolgono le azioni. Anche la trama è ben costruita, complessa e piena di indizi e piste false per tenerci sempre sull’attenti.
Il secondo motivo è l’uso della lingua, che ritengo meraviglioso, perché l’autore, prendendo spunto dalle opere di ognuno degli scrittori protagonisti, adatta i dialoghi allo stile di ciascuno di loro, facendoci davvero credere che Oscar Wilde o Conan Doyle abbiano davvero pronunciato quelle parole. Le frasi pronunciate da Wilde in discorso diretto, infatti, hanno una liricità che ci riporta alle sue opere. Allo stesso tempo, però, Wilde in questi libri quasi imita Sherlock Holmes, sia nel risolvere i casi, sia nel suo rapporto con Sherard, il suo Watson. Ecco quindi che la narrazione generale, presa dai diari di Sherard, ci ricorda invece lo stile dei romanzi di Conan Doyle.
Il terzo motivo per cui mi è piaciuto il libro e tutta la serie è il fatto che mi ha fatto scoprire aspetti che non conoscevo della vita di Wilde e degli altri autori che amo, non solo Conan Doyle ma anche Bram Stoker, che apparirà più avanti. I libri sono ovviamente frutto della fantasia di Gyles Brandreth, ma sono legati a momenti reali della vita di Wilde e degli altri protagonisti, alcuni anche poco noti, come per esempio l’amicizia tra i vari scrittori e i loro legami familiari.
È un libro che vi consiglio senza alcun dubbio ma vi avviso di una cosa: vi verrà voglia di riprendere in mano le opere di tutti i personaggi (almeno quelle disponibili, non credo ci sia nulla di Sherard ancora in stampa), quindi preparatevi ad avere una lista di letture future abbastanza lunga!
E voi, avete letto questo libro o gli altri della serie? Lasciatemi un commento!