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Emma recensisce: Dire quasi la stessa cosa

30/09/2021 12:00

Emma

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Emma recensisce: Dire quasi la stessa cosa

Recensione di "Dire quasi la stessa cosa" di Umberto Eco, uno tra i libri più importanti per chi si dedica alla traduzione, in particolare quella letteraria.

 

 

 

 

 

 

 

Buona giornata internazionale della traduzione a tutti!

 

In una giornata così speciale, per il secondo post della serie #EmmaRecensisce ho scelto un pilastro della letteratura dedicata alla traduzione: Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione di Umberto Eco. Infatti, se sono tanti i libri che si dice sempre un traduttore debba conoscere e avere sottomano, questo è senza dubbio in cima alla lista.

 

Non credo che Eco abbia bisogno di alcuna presentazione, tutti conosciamo i suoi romanzi e i suoi saggi e anche chi non li avesse letti probabilmente avrà visto almeno l’adattamento (o trasmutazione come lui stesso definisce questa tecnica) cinematografica del suo romanzo Il nome della rosa. Il suo multilinguismo e la sua esperienza come traduttore e come semiologo lo hanno reso un punto di riferimento per la cultura internazionale e le sue opere, sia la narrativa sia la saggistica, sono state tradotte in varie lingue.

Il libro in breve

Le riflessioni in questo libro spesso partono proprio da opere di Eco tradotte in altre lingue. Non è, però, un’opera destinata unicamente a chi si occupa di traduzione letteraria e molti consigli si adattano a tantissimi altri campi.

 

È un libro denso di riferimenti a un’infinità di opere e alle loro rispettive traduzioni; i testi analizzati appaiono in lingua originale, spesso l’italiano, e sono accompagnati dalle versioni di vari traduttori. Per fare un esempio, i passi tratti da L’isola del giorno prima sono affiancati alle traduzioni in francese, inglese e tedesco, ma anche lo spagnolo, il catalano e il portoghese appaiono varie volte.

 

Le analisi proposte da Eco vanno in profondità e sono numerosissimi i riferimenti alla linguistica e alla semiotica ma anche alle varie teorie della traduzione che si sono sviluppate negli ultimi decenni. Non è obbligatorio conoscere tutte le lingue degli esempi; per esempio, io non conosco il tedesco e, nonostante non abbia potuto giudicare le scelte traduttive in questa lingua, ho potuto comunque usufruire delle analisi proposte e seguire le spiegazioni.

 

Andando sempre più in profondità nell’analisi di un testo da tradurre, Eco ci parla del senso profondo e dei livelli di contenuto per introdurre l’idea di fedeltà nella traduzione e per spiegare come un traduttore debba prendere decisioni caso per caso senza poter ricorrere a una ricetta rigida. Eco la chiama la «partita della ‘fedeltà’» che si gioca sulla base di decisioni interpretative di frasi e macrosentenze, un’immagine bellissima che descrive alla perfezione il lavoro di un traduttore che adatta strategie e scelte in base alla situazione.

 

Prima di addentrarsi in casi estremi di traduzione quali sono per esempio quelli del rifacimento, della traduzione intersemiotica e della trasmutazione, Eco ci parla dei vari tipi di interpretazione, il termine che usa per indicare l’analisi testuale che precede la fase di traduzione, e di come questa sia utile al traduttore per effettuare le scelte più adeguate.

 

Il libro dà anche ampio spazio a varie teorie e termina con una parte dedicata alla traduzione dei colori che serve all’autore per riprendere il concetto di fedeltà e concludere la propria analisi con questa citazione:

 

«La fedeltà è piuttosto la tendenza a credere che la traduzione sia sempre possibile se il testo fonte è stato interpretato con appassionata complicità, è l’impegno a identificare quello che per noi è il senso profondo del testo, e la capacità di negoziare a ogni istante la soluzione che ci pare più giusta.

 

Se consultate qualsiasi dizionario vedrete che tra i sinonimi di fedeltà non c’è la parola esattezza. Ci sono piuttosto lealtà, onestà; rispetto; pietà.»

Cosa ne penso?

Una delle parti che ho trovato più interessanti nel libro è quella dedicata a significato, interpretazione e negoziazione e alle idee di perdita e compensazione. Qualsiasi traduzione è una negoziazione su più livelli perché, benché la lingua di partenza e la lingua d’arrivo abbiano termini simili o quasi sinonimi per uno stesso concetto, non potremmo mai avere sinonimi perfetti. È in questi casi che il traduttore deve decidere che aspetti di un termine o di un’espressione debbano essere mantenuti per poter creare nel lettore lo stesso effetto trasmesso al lettore del testo sorgente. Nelle parole di Eco:

 

«Tradurre significa sempre “limare via” alcune delle conseguenze che il termine originale implicava. In questo senso, traducendo, non si dice mai la stessa cosa.»

 

L’unica pecca, se proprio se ne vuole trovare una, è una certa dose di autoincensamento da parte di Eco quando analizza testi che ha tradotto anche lui. Forse sono io, ma ho avuto spesso l’impressione che troppo spesso voglia presentarci la propria versione come la migliore. Tralasciando questo particolare, il libro è una miniera d’oro di suggerimenti per qualsiasi traduttore e per il traduttore letterario in particolare.

 

È un libro che consiglio e che ho letto più di una volta, ma soprattuto uno a cui torno con frequenza, soprattutto ora che sto preparando le consegne del master. E voi, l’avete letto? Lasciatemi un commento.